Limonov: molta più sregolatezza che genio
traduzione di Tamara Djuranova
Eduard Limonov, discusso scrittore e uomo politico russo, è tornato nel Belpaese dopo 20 anni, in occasione dell’uscita dell’edizione italiana suo ultimo libro, Zona industriale, edito da Sandro Teti. Nel libro, Limonov parla di politica, della vita quotidiana a Mosca, della trasformazione della Russia negli ultimi anni. Il libro è ambientato nella periferia di Mosca, che ricorda allo scrittore “la città di Ostia dove fu ucciso Pasolini, anche quella una industriale”. Nel presentare il suo libro Limonov descrive la sua visione della Russia odierna: “Putin è solo un front-man – afferma Limonov – in realtà la Russia è guidata da una trentina di gruppi di pressione, finanziari e non solo. Putin è solo colui che suscita maggiore impressione qui in Occidente, ma non decide autonomamente. Per esempio la decisione della riunificazione Crimea-Russia è stata messo ai voti, nonostante lui fosse contro. L’esito del referendum non ha suscitato nessuna sorpresa. Putin ha così successo, prosegue l’autore, perché incarna l’Impero russo. Non c’è nulla di strano, è sempre stato così. Dal 1991 al 2014 il popolo russo è stato umiliato, la Russia è diventata un Paese di terza categoria: è normale ci sia adesso questa reazione. Il giorno della riunificazione della Crimea con la Russia si vedevano persone sorridenti e contente. I russi erano abituati a essere vincitori nelle competizioni internazionali, quindi il popolo russo psicologicamente era molto provato nel ritrovare una Russia ai margini, priva di forza”.
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