PTV speciale – Gravi sviluppi del conflitto del Nagorno Karabakh

Decine di soldati hanno perso la vita a causa dell’ennesima inasprirsi del conflitto tra l’Azerbaigian e la Repubblica non riconosciuta del Nagorno Karabakh, abitata quasi esclusivamente da armeni. Nella notte tra venerdi’ e sabato, dopo aver accusato le truppe di Stepanakert di provocazioni, l’esercito azero ha aperto le ostilità, occupando diverse alture fino a ieri in possesso di Stepanakert.

L’aggravamento della situazione ha coinciso con la simultanea presenza a Washington del presidente azero Ilham Alyev e del capo di stato armeno Serzh Sargsyan mentre era in corso il summit sulla sicurezza nucleare. Il 15 marzo Alyev aveva incontrato il leader turco Erdogan e successivamente il segretario di stato Kerry. Proprio due giorni prima che cominciasse lo scontro militare.
Domenica mattina, Baku ha annunciato una tregua unilaterale, ma da posizioni di forza, dopo avere conquistato perte del territorio conteso. E subito Eerogan ha promesso di “sostenere l’Azerbaigian fino alla fine”.
Domenica, Stepanakert si era detta pronta a sospendere le ostilita’, ma a condizione che venissero ristabilite le posizioni antecedenti l’inasprimento del conflitto. Ma il ministero della Difesa azero aveva dichiarato “illogica” tale proposta. E oggi le truppe del Nagorno Karabakh sono passate al contrattacco, con l’obiettivo di recuperare i territori perduti.
La Russia si trova in una posizione scomoda. L’Armenia, alleato di Mosca in base all’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva, supporta il Nagorno Karabakh, ma non puo’ essere considerata parte in conflitto. Per la Russia, prendere le parti di Erevan significherebbe danneggiare i propri rapporti con Baku e spingere l’Azerbaigian tra le braccia della Turchia. Il Cremlino ha quindi invitato entrambe le parti a cercare un compromesso.
Per la Turchia, la guerra nella Transcaucasia e’ il mezzo migliore per distogliere Mosca dalla missione in Siria, dove l’aviazione russa continua a sostenere i nemici di Ankara. Se il conflitto nel Nagorno Karabakh dovesse trasformarsi in una guerra tra Baku e Erevan, la Russia si vedrebbe costretta a intervenire, se non altro per proteggere la propria base militare di Gyumri, in Armenia. Sommato agli aiuti umanitari che la Russia fornisce al Donbass e alla partecipazione alla guerra in Siria, un eventuale intervento nel Nagorno Karabakh potrebbe incidere eccessivamente sul budget di Mosca. Cio’ rientrerebbe tra gli interessi degli Stati Uniti, il cui obiettivo e’ l’indebolimento economico della Federazione Russa.
Il conflitto tra gli armeni del Nagorno-Karabakh, e l’Azerbaigian, il quale considera il Nagorno-Karabakh parte del territorio azero, va avanti ormai da quasi trent’anni. Iniziato come un conflitto etnico tra il 1987 e il 1988, all’epoca del declino dell’Unione Sovietica, si trasformo’ nel 1992 in una guerra aperta. Il 9 maggio del 1994 fu concordata una tregua. Ma la contesa territoriale non è mai terminata e, senza una mediazione internazionale è altamente improbabile che possa essere ricomposta. E, come dimostra l’atteggiamento turco, ci sono forze che dall’esterno soffiano sul fuoco.

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