Diego Fusaro espone la filosofia della storia di Gianbattista Vico, basata sul concetto di “storia ideale eterna”, che fu di ispirazione anche per Hegel.
Read moreA partire dalla celebre tela di Magritte “Les Amants”, Diego Fusaro articola l’analisi del sentimento amoroso nell’epoca della mondializzazione capitalista.
Read moreA partire dalle teorie di Marx, da una parte, e di Adam Smith dall’altra, Diego Fusaro fa il punto sui confini filosofici che definiscono globalismo, nazionalismo e infine internazionalismo, così come enucleato nella teoria classica del comunismo.
Read moreDiego Fusaro riprende le analisi di Chantal Mouffe e Ernesto Laclau, il cui lavoro filosofico delinea i margini di un possibile populismo di sinistra, cioè di un pensiero di sinistra che riconduca al centro della scena i temi del socialismo
Read moreA partire dalla “Politica” di Aristotele, Diego Fusaro analizza la morale economica dei greci, votata al benessere della famiglia, della comunità, paragonandola poi all’economia predatoria neoliberista.
Read moreA partire da un passo del “Critone” di Platone, Diego Fusaro analizza il significato della patria per il grande pensatore greco.
Read more«Negli anni della globalizzazione sfrenata, l’unica lotta che le forze liberal-progressiste hanno portato avanti è quella per le diversità, cioè la strenua difesa di tutto ciò che è diversamente altro e che in qualche misura viene fatto oggetto di un culto costante»
Read moreLa libertà propugnata dagli aedi della Open Society, Karl Popper e George Soros in primis, corrisponde a una società a competitività illimitata, a un regime di libero cannibalismo, a una organizzazione sociale che già il filosofo Johann GottliebFichte definiva “anarchia del commercio”, la cui conseguenza è semplicemente la “libertà di mandarsi in rovina a vicenda”.
Read moreA partire dalle “dimissioni” di Ratzinger dal soglio papale, Diego Fusaro individua e analizza l’abdicazione della chiesa Cattolica al potere del turbo-capitalismo mondialista.
Read more«Come insegna Hegel, ripartire dalle lingue nazionali significa far valere una feconda esigenza resistenziale rispetto alla mondializzazione sradicante, difesa con stolida euforia, dai signori apolidi del turbocapitalismo.»
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