Violenza invisibile, il nuovo cortometraggio di Alessia Bottone, ispirato al romanzo "Eppure sono lieve" di Bruna Colacicco (Manni editore). Ambientato e prodotto a Verona, porta in scena le devastanti conseguenze della violenza psicologica oltre alle laceranti ferite scolpite nel cuore di coloro che la subiscono. La violenza psicologica, infatti, è molto più subdola di quella fisica e, di conseguenza, difficilmente riconoscibile, pericolosa perché la vittima arriva a negare ciò che le sta accadendo. Una negazione che non risparmia la protagonista del cortometraggio, Giovanna, una donna sposata con figli la quale si trova ad affrontare un percorso di consapevolezza dopo anni di maltrattamenti subiti dal marito. Giovanna, interpretata dall'attrice veronese Rita Colantonio, all'apparenza vive un'esistenza appagante, si muove per la città allegra e fiduciosa. Il suo comportamento muta nel momento in cui rientra a casa. Giovanna è preoccupata, vive con ansia l'attesa del marito. Ha paura di tutto perché tutto quello che fa è sbagliato agli occhi del marito, interpretato da Filippo Menditto, e ogni piccolo errore darà seguito a giorni di silenzi e maltrattamenti. In quei minuti i suoi flashback e i suoi pensieri si intrecciano a quelli delle amiche che tentano di aiutarla e, mano a mano, riesamina il suo vissuto e la sua condizione. Un percorso di consapevolezza che segna un punto di non ritorno e l'inizio di una nuova vita. Il docu-film comprende due interviste: a Franca Consorte, psicologa di Verona, e a Cinzia Mammoliti, criminologa di Milano, che puntano ad analizzare il tema da un punto di vista tecnico, definire la figura del maltrattante e della vittima oltre agli effetti della violenza assistita sui figli.
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