PTV News 1 ottobre 2015 – Raid russi: accuse USA, Berlino con Mosca
“E’ necessaria un’azione preventiva per combattere ed eliminare i militanti dai territori che hanno già occupato senza aspettare che arrivino nelle nostre case”, dice Putin rivolgendosi da Mosca ai piloti militari russi, prima dell’inizio della missione in Siria.
Ieri i caccia bombardieri russi hanno colpito posizioni jihadiste attorno a Homs. Ma Washington ha un’altra versione: la propria. Accusa la Russia di non avere colpito l’ISIS ma ribelli anti-Assad addestrati sotto copertura dagli Stati Uniti, all’interno di un programma segreto della CIA. Alternativo a quello fallimentare del Pentagono, costato 500 milioni di dollari per formare cinque combattenti cinque.
“Non date retta al Pentagono” si limita a dire con una scrollata di spalle il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov, che in serata ha presentato in un incontro di lavoro con i suoi omologhi una bozza di risoluzione ONU per dar luogo a una coalizione contro l’ISIS che comprenda oltre a Russia e Stati Uniti, Iran, Turchia, Egitto, Giordania, Quatar e Cina.
A Mosca va l’appoggio di Berlino. Che si smarca dagli Stati Uniti. Il ministro degli esteri tedesco non vuole “chiudere quelle porte per riaprire le quali abbiamo lavorato faticosamente”. “Posso solo citare il ministro degli esteri Russo, dobbiamo contribuire a coordinare l’impegno internazionale nel combattere l’ISIS”. Steinmeier ritorna quindi sull’incontro di lunedì tra Putin e Obama. “Nel loro colloquio è stato convenuto che in definitiva non ci sarà solo una soluzione militare al conflitto Siriano. Per questo abbiamo bisogno degli Stati Uniti e della Russia”.
E si consuma il divorzio tra Berlino e la Francia, che, poco prima di bombardare la Siria in assenza di mandato, ha aperto a Parigi un’inchiesta preliminare a carico di Bashar al-Assad per “crimini contro l’umanità”. Hollande è finalmente riuscito a piazzare le due portaelicotteri destinate alla Russia e bloccate dalle sanzioni. Le ha vendute all’Egitto, che pagherà con capitali sauditi, scrive il quotidiano francese l’Humanité.
Al momento in Medio Oriente una posizione è chiara. Quella di Mosca che sostiene Assad e l’asse sciita di Teheran, Damasco, Hezbollah. Gli unici, insieme con i combattenti Curdi, a opporsi veramente all’ISIS, ad al-Nusra e alla galassia jihadista.
E accanto c’è un’enorme partita di giro fatta di finti bombardamenti occidentali nel deserto, traffico di armi, contrabbando di petrolio e di reperti archeologici. Nel nome della democrazia.